Pubblichiamo con piacere un articolo dell'amico Marco Gavinelli,
promotore del progetto www.wildherbs.org
Mi trovo a gestire un
sito non commerciale che si occupa di erbe, in particolare di quelle selvatiche.
Uno dei progetti, forse ingenuo è quello di raccogliere e coltivare
una ricca varietà di piante che non richiedano particolari attenzioni
e nondimeno offrano interessanti osservazioni per la loro presenza.
Il primo progetto è quello delle mente, a metà tra il selvatico
e la coltivazione.
I visitatori del sito, sia di persona che virtuali, fanno tutti la stessa
domanda: perché la menta?
E’ una domanda logica
che richiede una risposta valida o più risposte.
Innanzitutto una passione, quella che fa propendere per una specie rispetto
ad un’altra, pensiamo ai coltivatori di orchidee che le inseguono in tutto
il mondo.
Poi la risposta si fa più sottile: in fondo la menta non esiste, è
un concetto che abbiamo in testa con il verde dello sciroppo o il profumo
della gomma da masticare, il sapore delle caramelle. Esistono invece le mente:
il polimorfismo delle diverse varietà è impressionante. Pare
che un monaco medioevale ne avesse riconosciute centinaia.
Ci siamo limitati a trovare
una quarantina di tipi, alcuni molto simili ma provenienti da posti diversi
e a trapiantarli vicino per spiegare meglio le diversità.
Sì perché i visitatori reali hanno la possibilità di
utilizzare tutti i sensi quando si avvicinano a questo tipo di piante: innanzi
tutto lo stupore che la menta non sia una, forse è più facile
accettare che vi siano tanti tipi di pomodori o di patate, chissà perché.
Poi vi sono le osservazioni visive, fusto foglie fiori di colori diversi
e dimensioni, la forma delle foglie, delle nervature, le sfumature del
verde. Ma il forte delle mente sono i profumi che hanno una gamma molto vasta
di sfumature e di apprezzamento: non si trovano facilmente due persone che
prediligano lo stesso tipo di menta quando possono provarne tante varietà,
e spesso, trovata quella preferita, ne vogliono una piantina, magari da tenere
in un vaso sul balcone per odorarla ogni tanto. E’ pur vero che alla decima
annusata i più rischiano il mal di testa, ma rimane comunque
una cosa che per ora non può essere trasferita tramite internet.
Le mente quindi aprono
le menti, gioco di parole che si è verificato in pratica tante volte,
e danno una buona soddisfazione anche al palato, infatti i gusti, dal dolce
al piccante (piperita specialmente), si possono sperimentare diversi per
i vari tipi.
In fondo basta ricordare che vi erano diversi gusti di gomma da masticare
alla menta e diverse caramelle, e a volte uno ritrova un sapore dimenticato
che lo riporta a quando era bambino: allora le mente risvegliano anche la
memoria!
Per il tatto vi sono
le accortezze di sentire le foglie, quelle più erbacee e quelle dei
tipi più coriacei, mentre all’udito rimane solo il rumorino di frantumare
le foglie secche appena prima che si sprigioni il profumo.
Per finire, perché non si dica che della menta tutto è buono
senza critiche, abbiamo tenuto una menta acquistata, di profumo veramente
disgustoso, ma molto separata dalle altre, perché in fondo, anche
se il terreno non è ottimale, la menta si adatta molto e la speranza
è trovare un giorno degli incroci naturali di buona qualità
nati da seme, dovuti all’impollinazione tra i ceppi vicini.
Marco di www.wildherbs.org
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